In… Formazione: Il PRIMO ANNO DEL Sinodo (3)

DISCERNIMENTO DEI CONTRIBUTI RACCOLTI

II. ASCOLTARE

Su questo punto sembra essere stata fatta una forte autocritica da parte di quasi tutte le realtà coinvolte (parrocchie, Organismi diocesani…), che hanno ammesso di essere molto carenti nell’ascolto e nell’accoglienza. Tra le categorie degne di integrazione e di crescita umana e spirituale, mancanti di ascolto, sono emerse:

· le famiglie (con coppie sposate e non) e le loro difficoltà;

· gli adolescenti e i giovani, e i loro bisogni;

· le persone sole, che aspettano di essere visitate e ascoltate – come i “lontani”, i migranti, i malati, i poveri e i nuovi arrivati nel territorio – che si sono allontanati in quanto si sono sentiti non compresi o ignorati.

Tra i debitori di ascolto è stato annoverato anche lo Spirito Santo, riconosciuto come ispiratore di amore per far crescere e portare le persone alla carità di Dio. Emerge inoltre una visione della donna considerata solo come “forza lavoro”. Anche la vita consacrata risulta spesso “invisibile” e considerata come funzionale a vari servizi, senza valorizzarne la testimonianza.

A proposito della mancanza diffusa di ascolto, è stata evidenziata la necessità di organizzare attività̀ trasversali sistematiche, e non episodiche, sia all’interno dei gruppi della parrocchia che a livello interparrocchiale, come anche tra gli Organismi e gli Uffici diocesani. Inoltre, proprio nell’ottica della collaborazione tra gruppi, si è compresa l’utilità̀ del Consiglio pastorale parrocchiale, il quale aiuta anche nel discernimento.

III. PRENDERE LA PAROLA

La comunicazione è spesso improntata alla critica “distruttiva” invece che alla correzione fraterna. I lavori per il Cammino Sinodale hanno fornito l’opportunità di confronto nel massimo della libertà e della trasparenza. Anche se, nella quotidianità̀ di una parrocchia, a volte sembra difficile prendere la parola per il timore della reazione di chi ascolta e perché́ bisogna avere una forte convinzione delle proprie idee. Quindi risulta più̀ semplice allinearsi al pensiero dell’altro per evitare il confronto, oppure sorvolare per “quieto vivere” su situazioni che necessitano più attenzione.

La Chiesa dovrebbe utilizzare i mezzi di comunicazione in modo creativo, rinunciando ad un linguaggio troppo ecclesiastico e spesso incomprensibile. I social media sono finestre aperte sul mondo e possono aiutare nel trasmettere il messaggio cristiano e quanto avviene all’interno della parrocchia, così da suscitare interesse in chi è fuori. Se da una parte è emersa la valorizzazione dei social, dall’altra ci si è resi conto che bisogna utilizzare questo strumento senza mai perdere di vista la necessità dell’incontro personale caratterizzato dal calore umano. I media locali sembrano a volte anacronistici e moralistici, mentre quelli nazionali (come TV2000 e Avvenire) esprimono uno sforzo di controtendenza e uno sguardo più attento sulla realtà. Si è posta l’attenzione anche sul fatto che la Chiesa produce documenti su documenti, ma manca di concretezza nel fare le cose nella vita quotidiana. È emersa anche la necessità di preparare una nuova classe dirigente che abbia la capacità di rendere attuali i valori originali del cristianesimo senza snaturarne il significato, portandoli così nella società.

Estratto dalla sintesi diocesana del primo anno del Sinodo