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Campanile 2 Novembre 2014
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Il 9 novembre è nuovamente l’anniversario della morte del compianto don Antonio Morelli. Desidero commemorarlo, insieme a tutti coloro che l’hanno conosiuto e amato, pubblicando su questo sito “una lettera” a lui indirizzata da un parrocchiano, che è stata letta durante la veglia di preghiera in suffragio.
Ringrazio per l’ospitalità. (p. Marcello Storgato, sx – Brescia).
LETTERA A DON ANTONIO MORELLI
S. Lucia di Mentana 10/11/1993
Nel ricordo recente, quasi presente, di quanto fosse grande la generosità di quest’uomo di Dio.
La tua disponibilità sempre pronta ti faceva agire in pienezza di carità rendendola discreta, velata, addirittura nascosta, per non mettere a disagio chi la riceveva.
I tuoi “non c’è problema” assumevano toni incisivi e pieni di sicurezza, che paragonati alla tua scrupolosissima puntualità, donavano tranquillità e serietà. Eri sempre il primo a metterti al servizio di qualunque iniziativa e per qualunque persona. Nulla ti spaventava.
Ultimamente assolvevi il delicatissimo incarico di gestire l’amministrazione della diocesi dando così un valido contributo ai tuoi confratelli.
Anche durante la celebrazione Eucaristica, la tua compostezza e il tuo raccoglimento assumevano una perfezione quasi divina.
Così come nelle prove della vita e nel saper accettare la morte, quella che san Francesco chiamava “sorella morte”, togliendoti l’affetto più caro dopo quello di mamma Carlotta, il fratello Peppino, non ti sei fatto prendere di sorpresa. E come la continua sofferenza del tuo male non ti impressionava; mai un lamento e a chi ti portava conforto eri sempre pronto, col sorriso sulle labbra, a rispondere con garbo: “e che è un problema?”.
In questi ultimi giorni appariva sul tuo volto una serenità mai vista prima d’ora. Lo dimostravi nelle tue parole, nei tuoi gesti, nello stare insieme, anche oltre un certo orario, per te inconcepibile, e in tutto ciò che ruotava intorno alla tua parrocchia, alla tua diocesi, alla tua chiesa: tutto funzionava come il tuo personale orologio.
Avevi realizzato il sogno della tua vita, in occasione del 50° anniversario della tua consacrazione sacerdotale: il monumento alla misericordia sulla Via Palombarese. Ricorda lo strazio di quella mamma che raccoglie il corpo del suo figlio morto per un incidente e insieme la Mamma Celeste a donare il suo conforto, e portare in cielo quel figlio di Dio. L’hai realizzata come la volevi tu: semplice, significativa e soprattutto che il conto fosse contenuto, per non lasciare debiti, cose che ti facevano rabbrividire. E avevi ragione.
I tuoi parrocchiani ti stimavano e partecipavano sempre numerosi alle tue funzioni liturgiche, alle tue adunate, con religiosità e crescente spiritualità. Tutto ciò come piaceva a te, nel silenzio e nella massima discrezionalità delle persone che ti ruotavano intorno; preferivi mostrarti con ognuno nella stessa maniera, senza particolari effusioni, né attributi dal più grande al più piccolo.
Chi ti stava vicino lo notava dal tuo tono garbato e composto in ogni circostanza. La tua serietà non ti permetteva di fare elogi, né dare giudizi, perché capivi che questo compito aspettava a Qualcuno al di sopra di te.
Ti limitavi non a fare una cosa grande e straordinaria, ma a fare in maniera straordinaria ogni cosa.
Ora al nostro cuore piace pensare che la tua opera nella borgata di Santa Lucia di Mentana parte dall’alto, dove la tua silenziosa preghiera arriva prima al Padre. Ecco che arriva la tua dipartita. E ancora una volta l’hai fatto al modo tuo, senza far rumore, senza scomodare nessuno, in punta di piedi.
Questo forse è il messaggio che ci volevi lasciare, ma che è anche un insegnamento. Per fare la volontà di Dio, bisogna tirarsi su le maniche e dire quello che dicevi tu, magari guardandosi allo specchio: “e mo… dove sta il problema?”.
Grazie don Antonio, grazie Gesù per averlo mandato fra noi.
(Ndr – l’autore ha chiesto di restare anonimo)