In… Formazione: La Voce del Parroco

Custodire la vita – IL MALATO TERMINALE E LA SPESA SANITARIA

L’attuale situazione socioeconomica è caratterizzata dalla crisi dello Stato sociale per la grave stasi economica che non permette di far fronte alla crescita della domanda sanitaria, alla lievitazione dei costi della sanità, all’aumento relativo della popolazione anziana non produttiva e bisognosa di assistenza, soprattutto per malattie croniche e degenerative.

I primi a fare le spese di questa crisi sono coloro che la società giudica deboli, inutili, inefficienti, come i diversamente abili, i malati psichici e fisici gravi, gli anziani non autosufficienti, i malati terminali.

Bisogna prendere atto che le risorse sanitarie a disposizione non sono infinite e che negli anni futuri sarà forse impossibile fornire a tutti i malati tutta l’assistenza necessaria e teoricamente utile, la pandemia da COVID ci ha dimostrato quanto sia fragile e vulnerabile l’intero sistema sanitario e ospedaliero, non solo quello nazionale ma anche internazionale. Sarà necessario razionalizzare la spesa sanitaria migliorando la cultura dei medici, rendendo più efficiente il sistema (sia esso privato, misto o sociale), coscientizzando sull’emergenza sanitaria chi offre e chi chiede cure. Bisognerà ridurre al massimo gli sprechi sotto forma di prescrizioni inutili, interventi superflui, esami diagnostici non necessari, ospedalizzazioni prolungate, cattiva gestione del personale e delle apparecchiature.

Sono necessari interventi drastici, perché la sanità non può sottrarsi alle leggi economiche, ma d’altra parte l’economia non può diventare una scienza disumana. Un intervento economicamente corretto dovrà anche essere eticamente corretto, nel pieno rispetto della persona, e non potrà prescindere da criteri operativi ispirati alla virtù della giustizia.

Nell’etica biomedica dell’area nordamericana prevale un’applicazione rigida della giustizia commutativa, per cui se non ci sono stati accordi previ, nessuno ha diritto all’assistenza da parte della società e, in ogni caso, si ritiene accettabile per ciascuno una spesa sanitaria non superiore al reddito per anno prodotto dalla persona stessa. Criterio guida nelle decisioni concrete è il rapporto costo-beneficio, in cui il costo è inteso puramente economico e il beneficio è misurato in termini di produttività e prestazione: alcune categorie a bassa qualità di vita, come i malati terminali non possono far sperare di trarre alcun beneficio di questo tipo dalle cure, e il rapporto costo-beneficio risulta di regola squilibrato dal punto di vista del costo.

La bioetica cattolica, di impostazione personalista, parte da presupposti diversi: il primo è che ogni vita è sacra e ha perciò uguale valore e uguale diritto di essere tutelata, indipendentemente dalla sua qualità; il secondo, che la giustizia non può essere disgiunta dalla solidarietà, che è il volto sociale della carità.

All’interno della società si deve coltivare una giustizia distributiva che promuova il bene comune, ovvero quel complesso di condizioni nelle quali ciascuno gode dei beni necessari e dei diritti che gli competono come persona e come cittadino. Distribuire risorse disponibili secondo il bisogno reale di ciascuno: non sarà giusto con nessuno l’accanimento terapeutico in cui si abbia sproporzione fra i mezzi usati, in termini di costi umani e materiali e benefici per il malato, ma sarà giusto e doveroso tutelare i deboli, come i neonati malformati o i malati terminali.

In caso di razionamento delle cure sanitarie si dovrà procedere su basi oggettive, privilegiando chi ha più bisogno e può trarre più vantaggio da una certa terapia, fermo restando che nessuno può essere privato delle cure ordinarie, se queste sono disponibili.

Le esigenze della spesa sanitaria richiedono di ripensare l’assistenza ai malati terminali e ai lungodegenti, e si prospettano nuove soluzioni attraverso l’integrazione di cure domiciliari e cure ospedaliere e la promozione degli hospices, ma occorre prima di tutto una rivoluzione interiore: diventare meno egoisti, meno materialisti, meno individualisti, passare dalla bramosia dell’avere al desiderio di essere, dal disimpegno all’impegno, e assimilare e diffondere la nuova etica del prendersi cura, della compassione e della condivisione.

Don Massimo, vostro Parroco