In… Formazione: La Voce del Parroco
Custodire la vita – L’Eutanasia, definizione e storia
L’eutanasia si presenta come un fenomeno complesso e variegato, un nodo inestricabile di questioni culturali, mediche, etiche e giuridiche, un indice affidabile delle vere attitudini di una società verso la vita, la malattia, la sofferenza e la morte.
Cercheremo di individuare gli elementi più significativi del dibattito attuale intorno all’eutanasia, ben consapevoli che il tema richiederebbe una trattazione molto articolata, e che in questi giorni, perfino in parlamento italiano, una approvazione di una legge in tal senso sta trovando grandissime difficoltà e problemi per la complessità e la delicatezza della questione.
L’eutanasia, intendo con questo termine la morte cercata o data per evitare un qualche dolore, ha una lunga storia e una diffusione ubiquitaria nelle diverse culture umane. Possono esserci motivi sociali ed economici, come il suicidio degli anziani fra gli eschimesi o la soppressione dei neonati diversamente abili presso moltissimi gruppi umani; motivi umanitari, che portano ad affrettare la morte dei malati inguaribili o gravemente sofferenti; motivi ideali, come il suicidio per fuggire da un grande disonore o vergogna, esaltato da molti filosofi antichi.
Eutanasia è una parola greca e significa «buona morte» (eu = bene; thànatos = morte). Originariamente con questo termine si indicava la bella morte che compete all’uomo saggio, in particolare nell’ambito della filosofia stoica, ma è stato reintrodotto nelle lingue moderne ad opera del filosofo inglese Francis Bacon per indicare l’intervento medico che rende più dolce il morire alleviando sofferenze e dolori del malato.
Attualmente con il termine eutanasia si intende ogni azione od omissione compiute per sopprimere la vita di un malato inguaribile o terminale, di un anziano, di un soggetto malformato o portatore di handicap, al fine di evitargli sofferenze fisiche e psichiche.
Nell’eutanasia del malato terminale e inguaribile si cerca di fuggire la durezza del morire o di una malattia dolorosa, negli altri casi (anziani, diversamente abili) si cerca di sfuggire una vita divenuta ormai insopportabile o non desiderabile. Qualunque sia il motivo, opera nell’eutanasia la volontà di dare o di darsi la morte: essa è, quindi, una forma di omicidio o suicidio. Si parla anche di omicidi pietosi, invocando per giustificazione la pietà e lo spirito di umanità («Non potevo più vederlo in quello stato»), ma molte volte quelli che non riescono più a sopportare la situazione creata dalla malattia, dalla menomazione, dalla vecchiaia sono i famigliari e il personale sanitario.
Nel prossimo appuntamento vedremo tutte le distinzioni terminologiche e concettuali legate al tema dell’eutanasia che purtroppo stanno generando tantissima confusione nell’opinione pubblica, mettendo a rischio scelte di coscienza.
Don Massimo, vostro Parroco