La settimana scorsa ci eravamo lasciati accennando ai quattro livelli delle cure praticate negli stati vegetativi. Vediamo ora quali sono questi livelli nel dettaglio e come esse devono essere attentamente valutate per verificarne l’adeguatezza delle diverse fasi del percorso clinico.

Trattamenti rianimatori ad alta tecnologia (come ventilazione meccanica, dialisi, e rianimazione cardiopolmonare);

Trattamenti medici e altri trattamenti comunemente prescritti (inclusi antibiotici e ossigenoterapia);

Idratazione e nutrizione;

Assistenza infermieristica o domestica per mantenere il decoro e l’igiene personale

Finché ci sono fondate speranze di recupero anche parziale, è doveroso ricorrere a tutti i mezzi disponibili per mantenere in vita il soggetto e aiutarlo a superare eventuali situazioni critiche emergenti.

Se non ci sono speranza di ripresa neppure parziali, c’è discussione fra i bioeticisti fra le cure eticamente adeguate. Di fronte al sopraggiungere della morte per arresto cardiaco, per esempio, sembra ragionevole non praticare interventi rianimatori perché forzerebbero i limiti del decorso clinico e non rispettano il subentrare nella morte naturale, senza d’altra parte poter mutare in meglio la qualità di vita del paziente.

Dovranno invece essere somministrate finché è possibile, se necessario anche per vie artificiali, nutrizione e idratazione: si tratta, infatti di mezzi minimali di sostegno vitale che, in linea di principio, sono da ritenersi cure proporzionate.

La loro sospensione sarebbe la causa della morte e configurerebbe una vera e propria Eutanasia passiva. Altro, infatti, è permettere il subentrare della morte, altro ancora è il causarla.

Né si può parlare di accanimento terapeutico, perché idratazione e nutrizione non sono inefficaci rispetto al fine loro proprio, che è quello di idratazione e nutrizione non sono inefficaci rispetto al fine loro proprio, che è quello di idratare e nutrire: nessuno, infatti, si aspetta che una persona esca dallo stato vegetativo solo perché è idratata.

Coloro che sostengono la legittimità della sospensione di idratazione e nutrizione affermano che esse sono mezzi sproporzionati perché mantengono in vita un’esistenza umana indegna.

Nella visione personalista, però, queste nude esistenze, benché spogliate di qualità, sono vere esistenze umane che si trovano in condizioni estremamente scadute, ma che tanto più devono essere rispettate, tutelate, e assistite quanto più sono vulnerabile

Don Massimo, vostro Parroco