In… Formazione: La Voce del Parroco

50° di Dedicazione della nostra chiesa

19 marzo 1972 – 19 marzo 2022

La nostra parrocchia è stata dedicata a San Giuseppe e a S. Lucia 50 anni fa. È un grande avvenimento di fede e di memoria grata per la nostra comunità… Proviamo a prepararci con alcune briciole di storia, di liturgia, di teologia e di comunione, da oggi ad allora…

Disse papa Benedetto in un’omelia del 2009: “La prima pietra di una chiesa è simbolo di Cristo. La Chiesa poggia su Cristo, è sostenuta da lui e non può essere da lui separata. Egli è l’unico fondamento di ogni comunità cristiana, la pietra viva, rigettata dai costruttori ma scelta e preziosa agli occhi di Dio come pietra angolare (cfr 1 Pt 2,4-5.7). Con lui anche noi siamo pietre vive costruite come edificio spirituale, luogo di dimora per Dio (cfr Ef 2,20-22; 1 Pt 2,5)

Ma cosa significa la parola “chiesa”? Il termine deriva dal greco ekklesía, che significa “assemblea” o “coloro che sono convocati”. Il significato fondamentale di “chiesa” non è quindi quello di un edificio, ma di persone. Il contenuto (le persone) ha in seguito dato il nome anche al contenitore (l’edificio). Per capirci, potremmo scrivere in minuscolo l’edificio e in maiuscolo le persone convocate. 

Ma perché si parla di “dedicazione”?  Quando, terminata la costruzione, la chiesa viene “dedicata” significa che la si vuole destinare in modo definitivo al culto. Il rito della dedicazione può però essere celebrato solo quando la chiesa possiede un altare fisso.

Come avvenne questa “dedicazione”? Sono quattro i passaggi fondamentali del rito.

Il primo è la GRANDE PREGHIERA DI DEDICAZIONE, che il vescovo fece dopo l’omelia e il canto delle litanie. “O Dio, che reggi e santifichi la tua Chiesa, accogli il nostro canto in questo giorno di festa; oggi con solenne rito il popolo fedele dedica a te per sempre questa casa di preghiera; qui invocherà il tuo nome, si nutrirà della tua parola, vivrà dei tuoi sacramenti. Questo luogo è segno del mistero della Chiesa santificata dal sangue di Cristo, da lui prescelta come sposa, vergine per l’integrità della fede, madre sempre feconda nella potenza dello Spirito. Chiesa santa, vigna eletta del Signore, che ricopre dei suoi tralci il mondo intero e avvinta al legno della croce innalza i suoi virgulti fino al cielo. Chiesa beata, dimora di Dio tra gli uomini, tempio santo costruito con pietre vive sul fondamento degli Apostoli, in Cristo Gesù, fulcro di unità e pietra angolare. Ora, o Padre, avvolgi della tua santità questa chiesa, perché sia sempre per tutti un luogo santo; benedici e santifica questo altare, perché sia mensa sempre preparata per il sacrificio del tuo Figlio. Qui il fonte della grazia lavi le nostre colpe, perché i tuoi figli muoiano al peccato e rinascano alla vita nel tuo Spirito. Qui la santa assemblea riunita intorno all’altare, celebri il memoriale della Pasqua e si nutra al banchetto della parola e del corpo di Cristo. Qui lieta risuoni la liturgia di lode e la voce degli uomini si unisca ai cori degli angeli; qui salga a te la preghiera incessante per la salvezza del mondo. Qui il povero trovi misericordia, l’oppresso ottenga libertà vera e ogni uomo goda della dignità dei tuoi figli, finché tutti giungano alla gioia piena nella santa Gerusalemme del cielo”.

Il secondo passaggio è l’UNZIONE DELL’ALTARE E DELLE PARETI DELLA CHIESA. Il vescovo Marco disse queste parole: “Santifichi il Signore con la sua potenza questo altare e questo tempio, che mediante il nostro ministero sono unti con il crisma; siano segno visibile del mistero di Cristo e della Chiesa”. Quindi versò l’olio profumato del Crisma sull’altare, spalmandolo su tutta la mensa. Si spostò poi alle pareti della chiesa, per ungere con il Crisma le dodici croci di metallo che le circondano.

Il terzo passaggio è l’INCENSAZIONE DELL’ALTARE E DELLA CHIESA. Dopo il rito dell’unzione, fu collocato sull’altare un braciere acceso. Il vescovo vi pose l’incenso, dicendo: “Salga a te, Signore, l’incenso della nostra preghiera; come il profumo riempie questo tempio, così la tua Chiesa spanda nel mondo la soave fragranza di Cristo”. Poi il vescovo con il turibolo fece il giro dell’altare, incensandolo. Lo stesso gesto fu fatto all’assemblea e alle pareti della chiesa, mentre l’altare veniva ricoperto con la tovaglia e ornato con i fiori e le candele.

L’ultimo passaggio del rito avvenne con l’ACCENSIONE DELLE CANDELE DELL’ALTARE. Il vescovo le accese dicendo ad alta voce: “Risplenda nella Chiesa la luce di Cristo e giunga a tutti i popoli la pienezza della verità”. In quel momento la chiesa s’illuminò a festa e furono accese candele anche davanti ad ognuna delle dodici croci appena unte con il Crisma.

Sarebbe importante e significativo che ogni anno la comunità cristiana vivesse l’anniversario della dedicazione come una delle sue solennità più grandi, facendo memoria grata di tutto questo e ripetendo il gesto dell’accensione di un cero davanti ad ognuna delle dodici croci, perché attraverso questa celebrazione torna a rivivere la comunità stessa attraverso la sua nascita e la sua istituzione come comunità e come Chiesa sposa di Cristo.

 Potremmo chiamarla “la solennità della Chiesa locale”: attraverso il segno del tempio manifestiamo il nostro essere pietre vive dal giorno del Battesimo, la nostra comunione con la Chiesa diocesana e il nostro vescovo, la nostra missione di annunciare il Vangelo come grembo che genera altri alla fede, il dono immenso che ci viene fatto ogni volta che ci riuniamo in santa assemblea per celebrare l’Eucaristia!!

Don Massimo, vostro Parroco