In… Formazione: La Voce del Parroco

“Decalogo dei cristiani in vacanza”: ecco i dieci punti

Carità, contemplazione del bello, evitare i luoghi “senza il Signore”: portate con voi in valigia una Bibbia e un piccolo Rosario

Siamo frenetici, agitati, di corsa. La nostra vita è così “elettrica” che giochiamo con il vocabolario dell’energia anche per parlare di riposo. «Ho le batterie a terra», «devo staccare la spina», «mi prendo qualche giorno, giusto per ricaricare le batterie». Nelle immagini che definiscono le vacanze c’è tutto il nostro bisogno di una pausa, di aria pulita per riossigenare il corpo e lo spirito, di una scossa capace di garantire la giusta riserva di freschezza per i mesi a venire. L’importante è decidere il serbatoio giusto cui attingere, trovare un distributore aperto, avere la lucidità necessaria per non sbagliare caricatore.

 Il Papa è stato chiaro: l’estate è il tempo giusto per una buona «ecologia del cuore che si compone di riposo, contemplazione e compassione».

 L’estate, dunque, come «un tempo di incontro con familiari e amici», come un momento per prendersi il tempo di vivere qualcosa insieme, «per essere attenti agli altri, chiunque essi siano. Un tempo di condivisione»

​ Sono tanti i modi di spendere le ferie. Le vacanze possono essere una palestra a cielo aperto per rafforzare il fisico, l’occasione per viaggiare, un’oasi di relax e di lettura, un modo per dimenticare o almeno provare a farlo, ciò che ci opprime e ci fa star male. Con, “allegato”, un rischio, quello di relegare in soffitta o spingere in fondo all’archivio della memoria, tutto quanto richiede impegno. C’è il rischio di mandare in ferie anche Dio. Può capitare che si viva la festa dimenticando il festeggiato, come nelle domeniche in cui non si va a Messa.

Succede quando la religione rappresenta un vincolo e non, come dovrebbe, una via di crescita personale e comunitaria, una strada, (anche) per la piena realizzazione umana, che necessariamente passa dall’incontro con l’altro, dall’ascolto di chi incontriamo sul nostro cammino. Vi suggerisco allora un piccolo decalogo per vivere queste vacanze. Mettere al primo posto l’esigenza di dare “tempo alla carità”, in qualche modo di programmare la condivisione, evitando che le vacanze siano una forma di egoismo «camuffato da relax».

Il secondo consiglio, parlare di comandamenti è francamente troppo, è un invito a “mettere Dio in valigia”, cioè avere sottomano «una piccola Bibbia, la vita di un santo, magari un breve trattato di teologia». E poi aggiungere un segno della nostra fede utile alla preghiera, tipo la coroncina di Rosario, un’icona, una croce. Sembra di sentire papa Francesco e il suo invito, ripetuto tante volte, di avere sempre a portata di mano un Vangelo, in tasca o nella borsa, così da poterlo leggere durante il giorno. In questo modo sarà più facile camminare “sulla strada della fede”, la regola numero tre, che consiste nell’avere Dio nel cuore in ogni momento del proprio viaggio. Una condizione, un legame che comporta di evitare il più possibile “i luoghi senza Dio”, quarta voce del Decalogo, vale a dire le «situazioni che danneggiano il nostro rapporto con il Signore e con gli altri». Al contrario invece le vacanze andrebbero vissute come «una lunga domenica» con momenti da dedicare soltanto a Dio, in una specie di anticipazione del riposo eterno dove, si spera, saremo al Suo cospetto. La prossima settimana vedremo gli altri cinque punti del decalogo.

Don Massimo, vostro Parroco