In… Formazione: Lettera del vescovo ernesto per l’anno pastorale 2023-2024 – parte 1

Carissimi, all’inizio di questo nuovo Anno Pastorale, desidero invocare per me e per voi la grazia della perseveranza: Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita (Lc 21,19). Fra la Parola di Dio e le parole umane vi è una differenza abissale. Una delle differenze più vistose consiste nel fatto che la Parola di Dio è immediatamente efficace: Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu (Gen 1,3). Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato (Mc 1,40-42).

Le parole umane, invece, per diventare realtà, richiedono abitualmente molta fatica. Nel nostro cuore nasce un desiderio, nella nostra mente si forma un progetto, ma poi tutto questo si deve confrontare con tante variabili: ci possono essere ripensamenti, ci possono essere inversioni di marcia, a volte i progetti sono condivisi, altre volte possono essere ostacolati. Perché un desiderio, un progetto, diventino realtà, ci vuole, a volte, tanta pazienza!

Però, a ben guardare, anche Dio, quando si avvicina all’uomo, percorre la strada della pazienza. Tante parabole evangeliche parlano di questa pazienza divina:
Diceva: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura” (Mc 4, 26-29).

Aggiungo un’ulteriore riflessione. Sono veramente contento del fatto che, in questi ultimi anni, non solo ci siamo dati degli obbiettivi, ma abbiamo imparato a condividere le responsabilità. La nostra, per mia grande fortuna, non è una Diocesi vescovocentrica: ognuno fa la sua parte e la fa in modo eccellente. Dobbiamo ancora crescere, ma di passi avanti ne abbiamo fatti. Da parte mia c’è solo un senso di gratitudine verso tutti (Presbiteri, Religiosi e Laici) per la testimonianza di zelo apostolico di cui continuamente date prova. Ripeto, non mancano le difficoltà: ci sono tante cose da correggere e tanti limiti che richiedono un’azione più incisiva. Le difficoltà però non impediscono alla Chiesa Sabina di camminare.
Ecco perché ho voluto iniziare questa Lettera Pastorale con l’invocazione del dono della perseveranza: dobbiamo andare avanti con impegno, con un’assoluta fiducia in Dio e con un grande senso di riconoscenza reciproca.

Vengo ora allo specifico cammino di quest’Anno che si inserisce, ovviamente, nel Cammino Sinodale. Provo a riassumere, nel modo più chiaro e sintetico possibile, questo legame fra il Progetto Pastorale Diocesano, il Sinodo della Chiesa Universale ed il Cammino Sinodale delle Chiese che sono in Italia.

Il Sinodo non è una cosa astratta, cervellotica: è una proposta precisa, ricca di stimoli, che ci aiuta a capire i segni dei tempi. Ovviamente poi, spetta a noi incarnare questa proposta nella nostra realtà e renderla incisiva.

Vescovo Ernesto