In… Formazione: La Voce del Parroco

CUSTODIRE LA VITA

Genesi psicologica della volontà di morire

Dopo una lunga pausa dovuta alle festività pasquali, riprendiamo la nostra formazione etica sui temi relativi al fine vita e all’eutanasia. Ci eravamo fermati sul discorso della “mentalità eutanasica e del testamento biologico”.

Ora riprendiamo il discorso su ciò che genera nell’individuo la volontà di morire. La richiesta della morte da parte del malato, o dell’anziano, del diversamente abile è spesso un appello per essere liberato dal dolore, o dal non-senso, dalla paralisi relazionale.

Altre volte il desiderio di morire non rappresenta il frutto di una decisione libera e autonoma, sia pur eticamente inaccettabile, ma è sintomo di uno stato depressivo, frequente nel caso di un morente o di un anziano, spesso abbandonato e minato nel suo equilibrio psichico.

Accade spesso, nelle nostre strutture sanitarie, che il malato venga espropriato della sua morte, diventa possesso esclusivo dei medici. In questo contesto di morte medicalizzata il malato non riesce a vivere il morire come fase della propria esistenza e, in preda all’angoscia, demanda ogni responsabilità decisionale al medico, il quale spesso decide in termini utilitaristici (costi, benefici, valore sociale del soggetto…).

Il malato va accompagnato nell’itinerario che lo conduce dal rifiuto all’accettazione della morte e deve essere aiutato a riappropriarsi del suo destino, accogliendo con maturità la drammatica esperienza del limite e dello scacco, soprattutto quando è credente e può dunque aprirsi a percepire la morte come ultima vocazione del Signore.

Valutazioni etiche

La difesa e la promozione della vita umana in tutte le sue fasi e in tutte le sue manifestazioni sono uno degli elementi caratterizzanti del messaggio evangelico, riproposto con decisione e coraggio profetico dal magistero della Chiesa.

Per questo tema facciamo particolare riferimento alla Dichiarazione sull’eutanasia della Congregazione per la Dottrina della Fede del 5 Maggio 1980, le cui affermazioni di fondo sono stare riprese in più ampio contesto e con grande solennità in Evangelium vitae, del 25 marzo 1995 (nn. 64.67).

Nei miei prossimi interventi vedremo nel dettaglio tali valutazioni.

Don Massimo, vostro Parroco